E se il Sud diventasse Nord?

Non è una prospettiva di pura fantasia, ma se assumessimo in termini economici questo scambio dei poli, sarebbe una possibilità più che concreta.

Quando si parla del Sud-Italia ed in particolar modo della Calabria vi sono due reazioni contrapposte. La prima è una reazione meravigliata dall’identificazione di un territorio magnifico, ricco di storia di arte dalle bellezze paesaggistiche quasi inesauribili. La seconda, ahimè quella prevalente, è una reazione che incupisce il cuore e quasi fa affievolire quanto di buono qui si può trovare, una reazione dovuta alla depressione economica, e conseguentemente sociale, di questi luoghi quasi fossero rimasti ai tempi del dopo-guerra. Dove l’assistenzialismo e la catastrofe sono viste come delle ottime opportunità di sopravvivenza. Ma c’è di più, c’è molto di più. La Calabria non è solo una landa desolata da cui fuggire poiché non vi sono prospettive future, ed un bacino di voti da cui attingere prontamente ad ogni tornata elettorale con false promesse. Bensì è una vera miniera d’oro su cui nessuno ha avuto la lungimiranza di investire. Oltre alle ricchezze culturali, paesaggistiche e gastronomiche, vi è una ricchezza smisurata facilmente aggredibile data dalla nostra posizione geografica all’interno del bacino Mediterraneo.

Già proprio lui, il mare cristallino che circonda queste fantastiche sponde di questa lingua di terra, oltre a permettere un afflusso ingente di turisti, curiosi di ammirare uno spettacolo unico al mondo, e di permettere una redditizia attività di pesca, può ancora spezzare una lancia a nostro favore, nonostante non abbiamo fatto molto per meritarla. Con la nostra posizione geografica al suo interno, avremmo la possibilità di intercettare una ricchezza smisurata, altrimenti diretta verso altri paesi. In questi anni il Mediterraneo è tornato ad essere una delle principali vie dei flussi commerciali dell’intero pianeta. Di fatti con l’ampliamento del canale di Suez il traffico marittimo all’interno del bacino Mediterraneo è duplicato, poiché avvalersi di questa via significa abbattere la tempistica e dunque i costi per favorire il commercio tra Nord-America, Europa, Nord-Africa ed Asia. Il Mar Mediterraneo dunque vede giornalmente l’attraversamento di migliaia di navi, in particolar modo di navi container. Ovvero quelle navi che fanno da traino alla globalizzazione, e che dunque sono portatrici di questa ricchezza da intercettare.

Bene, anzi male. Poiché delle suddette navi ben poche attraccano nei porti italiani nonostante la vicinanza al canale di Suez ed ai numerosi porti presenti nella penisola. Infatti, la tendenza è quella di dirigersi verso il Nord-Europa ed attraccare nel porto di Rotterdam in Olanda. Strano a dirsi, vero! Visto che queste navi trasportano spesso della merce destinata al mercato italiano stesso. Ed ancora in minor numero si avvalgono delle prestazioni offerte dal porto di Gioia Tauro, che recentemente si è visto sfilare il primato in merito al numero di container movimentati in un anno, a tutto vantaggio del porto di Genova. Nonostante il porto Gioia Tauro possa vantare una struttura all’avanguardia con ben 4km di banchine progettate per ospitare le più grandi navi. Ed il personale è altamente qualificato, tant’è che spesso sono stati attribuiti dei premi nei vari concorsi nazionali ai gruisti che qui lavorano. Purtroppo il porto di Gioia Tauro al momento svolge solamente operazioni di transhipment, ovvero di trasbordo dei container da una nave all’altra, senza che il container tocchi materialmente il suolo. Ed è questa la causa a cui si deve una ingente perdita di ricchezza, poiché è stato stimato che per ogni 500.000 container che non vengono ospitati nei nostri porti, si ha una perdita di circa un miliardo per le aziende italiane.

Purtroppo il porto in questione non può svolgere attività di gate-way, ovvero non può fungere da porta d’ingresso continentale per le merci poiché sprovvisto di una struttura logistica complessiva tant’è che vi è la mancanza di un collegamento ferroviario che altrimenti avrebbe permesso di svolgere attività di carico-scarico e ricezione come anche di invio dei container da e per i mercati di riferimento a cui essi sono destinati. Di fatti, se al porto fosse collegata una forte rete ferroviaria che permetta alle merci di risalire lungo tutta la penisola fino ad arrivare anche nelle regioni centrali d’Europa, il porto potrebbe dare inizio attraverso l’attività svolta al suo interno, ad una nuova frontiera di sviluppo per la Calabria in principio e per l’Italia tutta di conseguenza. Una svolta in tal senso potrebbe apportare enormi vantaggi per tutti i portatori d’interesse. Infatti, se da un lato ciò permetterebbe alle compagnie di navigazione di attraccare nel porto di Gioia Tauro e svolgere qui le operazioni di carico e scarico della merce permettendo un risparmio di 5 giorni di navigazione necessari invece per raggiungere i porti del Nord-Europa. E consentendo inoltre alle navi di viaggiare sempre a pieno carico favorendo un maggiore guadagno alle stesse. Dall’altro, con l’attività di gate-way si svilupperebbero delle attività dedite alla riparazione e manutenzione delle navi ed alla logistica per esempio. E con un sistema di trasporti ben integrato le aziende sarebbero maggiormente incentivate ad insediarsi nelle zone limitrofe per ricevere semi-lavorati, elaborare il prodotto finito e spedire verso i mercati di riferimento, il tutto con il più alto livello di efficienza. Ciò comporterebbe il fiorire di nuove attività d’impresa che offrano lavoro e conseguentemente attiverebbero il ciclo di produzioni e di servizi dell’indotto che permetterebbe di occupare migliaia di lavoratori. Una mole di lavoro che richiederebbe l’apporto non solo mano d’opera e attori specializzati su base locale, ma proveniente anche da altre regioni Italiane, e visti i dati occupazionali, anche dal ‘’ricco’’ nord, favorendo così una mobilitazione lavorativa ma a ruoli inversi.

Operare in questo territorio permette inoltre di sfruttare le grandi agevolazioni fiscali e burocratiche previste dall’adozione dalla nuova ZES (zono economica speciale). Ma nonostante questa misura, il territorio risulta ancora poco attrattivo. Dunque si rende necessario uno sviluppo sinergico che vede la collaborazione e la condivisione delle tecnologie tre le varie autorità portuali Italiane per delineare delle strategie affinché l’intera penisola possa diventare un unico grande retro-porto con la Calabria come forza trainante di questa nuova opportunità di sviluppo. Prendendo a modello quanto fatto dalla autorità portuali Olandesi nel porto di Rotterdam, il quale oltre a movimentare da solo più container rispetto a tutti i porti Italiani insieme, ospita al suo interno centri di ricerca e di incubazione di start-up. Il che ci riporta a richiamare una collaborazione tra le eccellenze delle nostre università ed in particolar modo dell’Università della Calabria, che al suo interno ospita già un incubatore di idee. Una partnership tra porto ed università che permetta la realizzazione di postazioni di ricerca in loco e possibilità di test, potrebbe portare ad uno sviluppo di idee e competenze che possano attrarre nuovi operatori specializzati in questo territorio ancor che permettere a chi già il territorio lo vive, conseguito un titolo di studio, possa trovare opportunità lavorative e di crescita personale qui, frenando così la fuga di cervelli che ha già visto la diaspora di circa 200.000 giovani Calabresi in appena 15 anni.

Alcune delle misure necessarie a far partire questo complesso meccanismo sono state già previste e finanziate tra cui il collegamento del porto di Gioia Tauro con la stazione ferroviaria di Rosarno. Ma per attuare questo grande piano vi è il bisogno di una sinergia unitaria della politica su ogni livello, dei governi regionali (meridionali in primis) che abbandonino i localismi e cooperino per l’attrazione delle risorse finanziarie, in particolar modo private, e per la stesura di un crono-programma congiunto da attuare per il potenziamento delle infrastrutture e per l’attrattività del territorio.

Francesco Durante
Socio Unical

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