Uno dei fattori che influenzano di più i mercati creditizi e finanziari sono le efficienze informative che possono manifestarsi in diverse forme ed influenzare i comportamenti dei soggetti che operano nel mercato e dei prodotti finanziari stessi. Esse dipendono dal grado di informazione, elemento essenziale e di sostanza nei mercati creditizi.
Spesso si traducono in asimmetrie informative tra i diversi operatori del mercato finanziario e se il tutto si unisce ad interpretazioni divergenti che i “controllori” possono dare, oltre ai conflitti tra compiti e responsabilità dei diversi operatori del mercato si creerà anche quell’asimmetria operativa che porta a differenti modalità di decodificazione dello stesso “quadro” e quindi a possibili distorsioni degli effettivi scenari.
Si tratta in pratica di ciò che è accaduto tra l’Istituto di regolamentazione Consob e l’Istituto di vigilanza Bankitalia.
A pagarne gli errori però sono anche e soprattutto i soggetti risparmiatori, comuni cittadini che hanno visto svanire i loro risparmi in una bolla che è scoppiata per assenza di comunicazione tra Istituti tecnici che non dovrebbero mai sottovalutare le azioni degli Istituti creditizi.
Le testimonianze del Direttore generale della Consob e del Capo della Vigilanza di Bankitalia rendono la questione in maniera semplicistica, quasi a voler nascondere alcune colpe. Il primo parla di informazioni incomplete per valutare il prezzo dell’aumento di capitale lanciato nell’anno 2013, e il secondo ritiene che le informazioni risultassero più che sufficienti per far scattare un allarme da parte dell’altra autorità.
Purtroppo, questi scontri tra authority segnalano quanto sia farraginoso il sistema e quanto il processo di regolamentazione e controllo sia lungo e confusionario, soprattutto se relazionato ad un mercato in costante evoluzione, in rapida espansione. Ecco perché tende a zero la possibilità di camminare di pari passo tra le esigenze della burocrazia rispetto alle rapide dinamiche dei mercati. È evidente che vi siano delle dinamiche lasciate ai mercati nelle quali le due autorità non possono intervenire, come il diretto intervento sui prezzi.
Ma risulta necessario ricercare la verità dietro questi scenari talvolta opachi e le reazioni della politica sul punto si possono suddividere in tre macroaree.
Il PD auspica un lavoro serio per capire chi abbia realmente sbagliato, “e chi ha sbagliato deve pagare; non si tratta di populismo bensì di giustizia” afferma Matteo Renzi.
Dall’altro lato il Movimento 5 Stelle ha espresso una preoccupazione più “europeista”, temendo ripercussioni a livello internazionale e criticando per di più “il teatrino tra le due authority” come affermato da Luigi di Maio, invitando i due esponenti degli istituti di controllo Consob-Bankitalia a lasciare la loro ‘’poltrona’’.
Il centro destra, con Giorgia Meloni di Forza Italia come capofila, analizza il sistema di vigilanza e propone di riformarlo cambiando le regole e rendendo il tutto più trasparente ed accessibile a chiunque sia interessato, così da rendere pubblica l’attività di vigilanza.
La preoccupazione più grande deriva dalla conflittualità tra le forze politiche sulla questione dei sistemi di vigilanza in un contesto ormai incentrato sulla prossima tornata elettorale. Alla luce di tale panorama sembra elevato il rischio di strumentalizzazione della questione risparmi e dei crack bancari.
E alla fine, anche l’indagine tesa a far emergere eventuali responsabilità potrà essere compromessa da atteggiamenti opportunistici, da tifoserie contrapposte in vista dei consensi in palio per il marzo 2018. Nel fumo dello scontro rischia di perdersi l’accertamento della verità.
Ma possono prospettarsi alcune soluzioni. Si può partire da uno snellimento dei protocolli di collaborazione tra le due authority, maggiore speditezza dell’iter di approvazione, regolamentazione e controllo che dunque implicherà una maggiore collaborazione tra fattori aleatori del mercato che evolvono continuamente e la burocrazia “sana” degli istituti di controllo, al fine di ottimizzare il benessere del mercato e dei suoi stakeholders.
Bisogna rivedere l’assetto organizzativo, quello gestionale e il corretto funzionamento dei mercati creditizi e delle autorità che operano in esso.
L’obiettivo deve essere quello di sviluppare i mercati gestiti, massimizzando il mercato in termini di liquidità, trasparenza e competitività per ridare fiducia agli investitori che sono avversi ai rischi e alle diverse situazione di squilibri tra gli operatori che operano in esso.
Uno snellimento del sistema tecnico di vigilanza, una giusta ripartizione di compiti e una collaborazione continua tra le authority, definendo le procedure e i requisiti di intervento ex ante, rappresenta una prima e necessaria soluzione per riequilibrare le competenze sulla base di un sistema di vigilanza “puro”.
Raffaele Lanni
Area Consulenza BeGov Milano